CAPITOLO 15
I fallimenti
In tutta questa enorme questione del fumo e della dipendenza, esistono quattro grandi fallimenti capitali che non possiamo tacere.
Primo fallimento
Il primo fallimento consiste nel non aver vietato e bloccato la vendita del tabacco quando il suo consumo non era ancora un’abitudine così diffusa.
Qualcuno potrebbe affermare che fumare è una pratica antichissima, ma questa asserzione non dovrebbe essere usata come giustificazione.
NON AVERE IMPEDITO LA DIFFUSIONE DEL TABACCO, NELLA SOLA EUROPA COSTA OGNI ANNO LA VITA A 700 MILA PERSONE!
Secondo fallimento
Il secondo fallimento è stato ed è la creazione e messa in commercio di molti sistemi ideati per smettere di fumare. L’esasperante offerta dei tanti e troppi metodi, è la dimostrazione del loro fallimento. Se fossero stati scoperti due o tre terapie davvero efficaci, non sarebbe stato necessario inventarne tanti. L'avere molti sistemi, crea confusione e disorientamento tra i fumatori che difficilmente possono comprendere e distinguere un sistema funzionale da uno poco efficace. È probabile che dietro alle tecniche, alle proposte e ai sistemi antifumo, si celi in molti casi l’ombra del business, più che un vero e sincero desiderio di aiutare i fumatori.
Terzo fallimento
Il terzo è quello dei tanti fumatori che, usando alcuni dei sistemi in commercio e non riuscendo a smettere di fumare, finiscono per sentirsi frustrati e ingannati subendo l'ennesimo fallimento, diventando sempre più pessimisti sulla possibilità di farcela.
Quarto fallimento
È quello, purtroppo, della nostra società che in proporzione al problema investe scarse energie e risorse per indurre le persone a smettere di fumare e per sensibilizzare i giovani a non cominciare.
Oltre a quelli appena visti, esiste un altro fallimento: quello della persona che persevera nel vizio di fumare. Per il fumatore, contaminare il proprio corpo e danneggiarlo sistematicamente giorno dopo giorno, è una disfatta. Non smettere o non togliersi il vizio, è un fallimento, come pure non avere l'intenzione di smettere o non provarci.
Non c’è molto da stare allegri in tutta questa faccenda considerando i danni che crea. Gli unici probabilmente a essere contenti di questa situazione sono gli azionisti, i soci e i proprietari delle multinazionali del tabacco per i cospicui utili derivanti dalle vendite dei loro prodotti.
Ritornando ai primi quattro macro fallimenti, alcuni sostengono che non si fa abbastanza per sconfiggere il problema del fumo, perché Stati e governi traggono cospicui vantaggi economici dalla vendita dei tabacchi. Il dubbio è lecito. Di certo, non esiste nel momento in cui scrivo il libro alcuna strategia di comunicazione efficace e continuativa che porti oggi conoscenza e informazioni, ad esempio, nelle scuole medie inferiori dove, lo sappiamo bene, molti giovani cominciano a fumare la prima sigaretta.
Pochi o quasi nessuno ha deciso di spiegare alle nuove generazioni che cosa sono il fumo, il tabacco e la nicotina: un’ottima strada per produrre altri fallimenti.
Il Governo o il Parlamento italiano, altro esempio, che cosa stanno facendo attraverso la radio e la televisione pubblica? Attualmente, nulla di impattante. Sembra quasi che conservare la situazione così com’è, mantenendo inalterate le cose, faccia comodo a qualcuno! Io non voglio e non riesco a crederlo possibile dato che i fallimenti in questo ambito interessano direttamente o indirettamente l’intera società e ogni singolo individuo che ne fa parte.