CAPITOLO 11
La nicotina: una reazione senza fine
La nicotina è una droga, crea dipendenza e assuefazione; per alcuni è un fatto noto e risaputo, per molti altri no.
Ho posto la domanda “Cos’è la nicotina?” a molti fumatori e le risposte ricevute, la maggior parte delle volte, sono state approssimative e incerte. In un caso mi fu addirittura risposto che era una sostanza in grado di migliorare la respirazione! In rarissime occasioni ho ricevuto risposte complete e soddisfacenti. La cosa interessante da notare è che molti fumatori, pur non sapendo cosa sia davvero la nicotina, ne inalano quantità industriali nei polmoni. Non ti sembra un po' assurdo? È un po' come chiedersi “Cos’è la mente?”. Tutti hanno una mente ma, nonostante ciò, la confusione è grande rispetto a questo argomento. Le persone rispondono nei modi più disparati a tale domanda. Anche i cosiddetti esperti, gli psichiatri per intenderci, ne sanno ben poco: i risultati che ottengono con le loro “terapie” lo dimostrano ampiamente.
Ritornando alla nicotina, questa sostanza è responsabile della dipendenza dalla sigaretta, e poiché è anche nociva e tossica si parla di tossicodipendenza e non semplicemente di dipendenza.
La nicotina è una sostanza presente in tutte le parti della pianta del tabacco, ma concentrata in particolar modo nelle foglie (0,5-5% a foglia essiccata). È classificata in farmacologia come stupefacente ed è usata in agricoltura in vari insetticidi. Questa droga è così potente che una goccia iniettata in vena è sufficiente per provocare la morte istantanea. Assunta a basse concentrazioni, essendo un eccitante cellulare, genera prima un effetto stimolante e poi di rilassamento, dando quella leggera sensazione di benessere e di riduzione della tensione e dell’ansia. Accresce, inoltre, l’attenzione e la memoria in quanto tonico del sistema nervoso simpatico. Tutti questi effetti sono ovviamente transitori. Quel che non è transitorio, nella stragrande maggioranza dei casi, è la dipendenza che crea con l’assunzione anche di basse quantità.
Appena la nicotina viene inalata, entra nel circolo sanguigno attraverso i polmoni e giunge al cervello per via della sua capacità di attraversare la barriera ematoencefalica. Qui agisce sui recettori nervosi portando all’aumento della produzione di un ormone stimolante: l’adrenalina.
Gli effetti negativi dovuti all’assunzione regolare e continuativa della nicotina, sono distribuiti in tutto l’organismo e, in modo particolare, ne sono interessate le vie respiratorie, l’apparato gastrointestinale e cardiovascolare. Poiché contribuisce ad aumentare il grasso nel sangue, causando un effetto vasocostrittore, eleva la pressione provocando un inevitabile aumento del battito cardiaco determinando, a lungo andare, un eccessivo affaticamento del cuore. Inoltre, può determinare gravi problemi all’apparato respiratorio, ai polmoni, provocare ulcere, cefalee, ridurre l’attività sessuale e attenuare o peggiorare la vista e la memoria.
Nonostante tutti questi effetti negativi, tra tutte le sostanze che inali fumando, la nicotina è una delle meno pericolose. Quando fumi una sigaretta, grazie anche alla combustione del tabacco, introduci nei tuoi polmoni oltre 3500 sostanze tossiche, un bel cocktail di veleni. Una domanda che mi pongo spesso è: perché nei pacchetti di sigarette non vengono riportati questi dati, ad esempio con un bugiardino come si fa con i farmaci?
Di per sé la nicotina non è classificata tra le sostanze cancerogene. Il suo vero potere sta nel creare dipendenza con un’azione molto rapida: bastano, a volte, una o due sigarette e il gioco è fatto! La dipendenza si manifesta con l’astinenza, ovvero con la necessità forzata di fumare una sigaretta dopo l'altra, la cui intensità però varia da individuo a individuo. Il meccanismo è semplice. La persona fuma una sigaretta e questa produce i suoi effetti, i primi dei quali sono una sensazione di “benessere” e di rilassatezza, ma sono - lo voglio ricordare - una condizione artificiale e transitoria. Finito di fumare, l’individuo “ha fatto il pieno” ed è soddisfatto: può stare tranquillo per un po' di tempo poiché nel suo corpo e nel cervello è entrata in circolo la nicotina. Quando, però, l’organismo espelle la sostanza, l’effetto svanisce ed è a questo punto che iniziano i problemi. Infatti, fa capolino l’astinenza che, a seconda dei casi - come abbiamo detto - ha un’intensità variabile. C’è chi tra una sigaretta e l’altra riesce a concedersi tranquillamente una pausa di varie ore, chi invece non può stare più di cinque minuti senza fumare. In molti casi, quando l'effetto della nicotina si affievolisce, la persona inizia a sentire la mancanza di qualcosa o - nei casi più gravi - a diventare irrequieta e nervosa. Quindi, mentre l’attività di questo stupefacente svanisce, cresce di pari passo la voglia o la necessità di fumare. Il fumatore, a questo punto, prende una sigaretta e ricomincia il ciclo. I sintomi dell’astinenza scompaiono dopo pochi secondi, cedendo il posto a una momentanea e provvisoria tranquillità. La sensazione di piacere e di rilassatezza nasce proprio da quest’ultima fase. Accendendosi la sigaretta, la persona va a colmare quel “vuoto” creatosi a causa della riduzione “dell’effetto nicotina”.
Questo “vuoto” genera varie reazioni, tra cui: stati d'ansia, nervosismo, rabbia, tremore, panico, malessere fisico, depressione, ostilità, irrequietezza e, in alcuni casi, apatia. Nei casi più gravi, il fumatore avverte l’astinenza subito dopo aver fumato l’ultima sigaretta: cessato l’effetto della nicotina, il corpo ormai drogato pretende, dopo pochi secondi o minuti, un’altra dose in una reazione senza fine.
Generalmente, chi fuma si accorge presto che la sigaretta ha un certo potere sulla sua volontà. Comprende che accenderne una dopo l’altra non deriva da una normale necessità di piacere o di rilassatezza. Ma il momento in cui il fumatore realizza appieno di essere veramente dipendente è quando tenta di smettere. Qui si accorge che il rotolino di carta ha una propria “forza” che lo obbliga a fumare contro le sue intenzioni e la sua volontà.
L’ASTINENZA E LA SUA INTENSITÀ SONO IN RAPPORTO DIRETTO CON IL GRADO DI DIPENDENZA.
Non tutti i fumatori sperimentano l’astinenza nello stesso modo; mentre per alcuni è facilmente sopportabile, per altri non lo è affatto. In quest'ultimo caso, a chi si dovesse trovare momentaneamente nell’impossibilità di fumare, può creare addirittura delle vere e proprie crisi che portano a vivere momenti di angoscia, nervosismo e irrequietezza. Ad esempio, ho conosciuto fumatori che non prendevano l’aereo perché incapaci di stare troppe ore senza fumare.
La dipendenza da tabacco è una malattia e, classificandola come tale, non si fa altro che progredire verso la verità, opponendosi nettamente a quanti la consideravano e la considerano ancora oggi una semplice abitudine.
Uno degli aspetti su cui è bene riflettere riguarda l’assuefazione. Quando consumi tabacco, l’organismo sviluppa nel tempo una tolleranza al fumo e, per ottenere la stessa risposta, la persona dovrà inevitabilmente aumentare gradualmente il consumo delle dosi. Infatti, ogni volta che la nicotina con i suoi effetti si attenua, viene segnalato al cervello la “necessità” di averne altra: senza, l’organismo tornerà gradualmente a manifestare tutti i disagi e i sintomi da carenza. Purtroppo, sigaretta dopo sigaretta, il corpo e il cervello arrivano a non essere totalmente appagati e qui il fumatore, spesso senza rendersene conto, comincia a fumare di più aumentando di conseguenza l'assunzione dei dosaggi di nicotina, per soddisfare le richieste dell’organismo assuefatto.
IN DEFINITIVA, L’ASSUEFAZIONE CONDUCE A UN AUMENTO PROGRESSIVO DEL CONSUMO DI NICOTINA!
Poiché la sigaretta contiene migliaia di altre sostanze nocive, alcune delle quali cancerogene, a causa del maggior consumo dovuto all'assuefazione progressiva, la persona introduce nel corpo quantità sempre maggiori di sostanze tossiche.
Sebbene le bugie divulgate dalle industrie del tabacco, la leggerezza con cui abbiamo cominciato a fumare e la nostra ignoranza sull'argomento sono gli elementi con cui è stata costruita la trappola, la nicotina è la responsabile della permanenza nell'imbroglio e la causa della schiavitù. Dunque, le persone non fumano per piacere o per rilassarsi. Fumano perché indotte di continuo dalla nicotina a dover riempire quel “vuoto” che si manifesta con sensazioni di malessere. Il “piacere” o il “rilassamento” che provano i fumatori è dovuto solo al fatto di riuscire, fumando, a placare lo stato d'ansia o d’irrequietezza. Le persone che si sono portate troppo avanti con il vizio di fumare, devono consumare una sigaretta dietro l’altra per poter restare in una condizione di apparente normalità, ma neanche in questa situazione un fumatore può veramente godersi un po' di vera serenità: è costantemente impegnato a fumare e a dover far fronte continuamente all’astinenza. In queste condizioni, le sue giornate sono ben lungi dall’essere piacevoli o rilassanti.
Se non sei ancora a questo stadio, non sottovalutare la pericolosa possibilità di poterci cadere: qualche evento spiacevole o di particolare stress, può portarti a fumare più sigarette con la conseguenza che ti ritrovi maggiormente dipendente, assuefatto e intossicato.
La nicotina che viene inalata attraverso il fumo di sigaretta, è un nemico pericolosissimo e prima te ne disfi prima uscirai da questa spirale discendente che porta, non poche volte, a gravissime conseguenze. Quel che si deve fare è trovare il modo di gestire l’astinenza che in alcuni casi è lieve e facilmente superabile, in altri purtroppo no.
Un giorno, trovandomi nel centro di Torino, andai a prendere un caffè in un bar. Notai che il gestore aveva una sigaretta accesa, ma non potendo fumare all’interno del locale, mentre preparava i caffè ai clienti si spostava nervosamente avanti e indietro tra il bancone del bar e l’esterno del locale. Quando lo vidi per un attimo fermo vicino alla macchina del caffè, ne approfittai per chiedergli se avesse mai provato a smettere di fumare. Mi rispose che aveva tentato molte volte senza successo e che si era ormai rassegnato. Lo incalzai ponendogli altre domande ma, mentre mi parlava, notai che era agitato e che guardava continuamente in direzione della porta d’uscita dove la sua sigaretta poggiava accesa su un portacenere. Mi disse che per lui era impossibile smettere e che, proprio mentre parlava con me, stava fremendo dal desiderio di andare fuori a riprendere in mano la sigaretta. lo invitai allora ad andare a fumare e ci andò di corsa. Un attimo prima mi confidò che, per la condizione in cui si era portato, secondo lui per risolvere il suo vizio sarebbe dovuto andare “in uno di quei centri per tossici”. Non potei fare altro che dargli ragione, e notai anche che, nonostante fosse vistosamente nervoso, appena riprese in mano la sigaretta bastarono poche boccate per riportarlo in una condizione di quasi normalità.
Ho raccontato quest’episodio per sostenere l'idea che in molti casi - soprattutto quelli più gravi - non è poi così assurdo quello che il gestore del bar mi disse in merito alla necessità di andare in un centro per disintossicarsi.
Molte persone, quando smettono di fumare, vivono l’astinenza come un lieve desiderio persistente, ma facilmente sopportabile. Altri, invece, l'affrontano come una propria e vera tortura, insostenibile e insopportabile. In molti casi, il fumatore deve toccare il fondo prima di abbracciare seriamente l'idea di abbandonare il vizio di fumare. Molte volte, ahimè, non è sufficiente nemmeno questo, ma una malattia abbastanza seria e la paura di peggiorare sono in molti casi buoni motivi che spingono la persona a smettere.
Anche di fronte a situazioni gravi i comportamenti degli individui sono diversi. Ho conosciuto due signori anziani, entrambi fumatori e con problemi renali, prossimi a ricorrere alla dialisi qualora la loro condizione non fosse migliorata. Il primo smise di fumare, riuscì a seguire una precisa dieta e mettendo in atto altre indicazioni del medico evitò la dialisi rimanendo in un discreto stato di salute. Il secondo, invece, non smise mai di fumare, ignorando i consigli del medico. Risultato: sedute di dialisi tre volte alla settimana e, nonostante ciò, continuò a consumare le sue “belle” sigarette. Non sto affermando con certezza che l’aggravamento dello stato di quest’ultima persona fosse attribuibile al fumo. Probabilmente sì. Sto solo rilevando che gli atteggiamenti e le risposte delle persone di fronte ai problemi sono molto diverse, anche di fronte a situazioni di estremo pericolo.
La nicotina, dunque, fa male e per un fumatore liberarsene dovrebbe diventare uno dei suoi principali obiettivi.
Il problema è: come farlo?
I sistemi in commercio per risolvere il tabagismo sono molti. Alcuni metodi si basano sulla sostituzione delle sigarette con prodotti di automedicazione come cerotti, gomme da masticare, compresse, apparecchi inalatori. Questi prodotti sono molto diversi tra loro, ma hanno in comune la prerogativa di rilasciare nel corpo una quantità controllata di nicotina. In questo modo è possibile, col passare dei giorni, scalarne la quantità da dosi più alte a dosi più basse in maniera programmata, fino ad azzerare la necessità di assumerla, in modo da gestire al meglio l’astinenza.
Questi sistemi, in realtà, oltre a provocare spesso effetti collaterali, non sono poi così apprezzati e prima di usarli è sempre consigliabile leggere il foglietto delle avvertenze! Alcuni li consigliano, altri invece li considerano inutili e, per alcuni versi, addirittura dannosi. Uno dei meriti di questi prodotti è che il loro utilizzo non comporta l’inalazione di molte sostanze nocive e cancerogene di cui invece la sigaretta è piena. Chi non condivide l’utilizzo di questi sistemi, invece, afferma che non solo non aiutano a disintossicarsi, ma che in molti casi il fumatore, se durante una di queste terapie riprende a fumare, rischia di diventare maggiormente dipendente per effetto dell’aumentata quantità di nicotina introdotta nel corpo. Un po' come succede agli eroinomani. Per la loro disintossicazione, uno dei trattamenti che i SERT usano consiste nell’alleviare i sintomi dovuti all’astinenza somministrando ai tossicodipendenti il metadone, una droga sintetica. Il rischio forte, come succede in molti casi, è che l’eroinomane finisca per consumare tanto l’eroina quanto il metadone aggravando la sua condizione.
Ritornando ai prodotti di automedicazione, a cui dedicheremo più spazio in un altro capitolo, per quel che è la mia esperienza, in effetti, ho conosciuto molte più persone che hanno fallito con questi sistemi rispetto a quelli che ne hanno tratto benefici. Non voglio per questo motivo prendere una posizione netta contro tali metodi.
Sappiamo che per molti liberarsi dalla nicotina è tutt'altro che facile: più del 90% dei fumatori che riescono a smettere di fumare, con o senza ausili di automedicazione, riprendono dopo appena una settimana. Alcune ricerche e studi hanno, inoltre, dimostrato come alcuni anni fa le industrie produttrici di sigarette hanno aumentato artificialmente la percentuale di nicotina nel tabacco per rafforzare la dipendenza, rendendo più arduo smettere di fumare.
Adesso, spero tu possa comprendere meglio la gravità del problema e a quali difficoltà vanno incontro molte persone volenterose e desiderose di uscire dal girone dei fumatori.
Siamo di fronte a un problema di proporzioni gigantesche, da sempre trascurato e di cui si sono tenute nascoste importanti verità. Il risultato è che oggi abbiamo una buona fetta della popolazione mondiale drogata e ammalata e non è una cosa carina.
Comunque sia, la nicotina non è invincibile. Prova ne è che molte persone smettono anche dopo aver fumato parecchio e per tanti anni.
Domande veloci
Rispondi alle seguenti domande:
1. È plausibile l'idea che, anche fumando poco, per via della nicotina si possa scivolare gradatamente in una forte dipendenza e in un alto grado di assuefazione?
SI | NO
2. È ragionevole pensare che l'assuefazione, nella maggior parte dei casi, porti a un aumento del consumo di sigarette?
SI | NO