CAPITOLO 3
La personalità del fumatore
Il vizio di fumare può colpire chiunque e ovunque.
Ci fu un tempo in cui ingenuamente pensavo esistessero categorie immuni come, ad esempio, medici e paramedici, ma anche fra loro ho conosciuto fumatori incalliti e casi cronici. Uno di questi era il mio medico di famiglia. Quando ero bambino e andavo con mia madre nel suo studio, trovavamo sempre l’aria perennemente contaminata da una cortina di fumo. Quell’intenso odore di sigaretta non mi lasciava indifferente: lo trovavo decisamente sgradevole. I muri della sala d’attesa non avevano un aspetto sano e, quando entravo nella stanzetta dove visitava i pazienti, ciò che più mi colpiva era vedere un uomo fumare continuamente, sempre incollato alla sua sigaretta, senza un briciolo di rispetto per la salute dei pazienti né tantomeno per la sua, nonostante la sua professione. Fumava senza sosta: anche in presenza di bambini e anziani teneva perennemente accesa la sua sigaretta. Sulla sua scrivania, poi, notavo sempre i simboli di una forte incongruenza: un manuale di medicina e, a pochi centimetri, un portacenere stracolmo di cicche e cenere di sigaretta. No, i conti non tornavano! Anche quando uscivo dal suo studio ripensavo continuamente alla scena e mi ponevo sempre la stessa domanda: perché un medico fuma? Quando tornavo a trovarlo, constatavo sistematicamente che fumava tanto, ma notavo anche che non se la passava bene: tossiva molto, era rauco, imbronciato, taciturno, mai un sorriso, con gli occhi sempre inclinati verso il basso. Era evidente che non stesse bene, e le mie domande erano sempre lì a gironzolarmi nella testa: come poteva un uomo essere al contempo medico e fumatore? Come poteva non vedere che quel portacenere, stracolmo di cicche, faceva a pugni con il suo manuale di medicina? Perché fumava ininterrottamente senza darsi un po' di tregua?
Molti anni dopo, nel corso delle mie ricerche, scoprii che sin dagli anni ‘20 dello scorso secolo, fu proprio alla categoria dei medici a cui le multinazionali del tabacco indirizzarono le prime e più massicce campagne pubblicitarie, per ragioni molto precise che analizzeremo nelle prossime pagine.
Oggi, ovviamente, non sarebbe più tollerabile e tollerato vedere un medico fumare in presenza di un paziente, anche perché violerebbe precise norme di legge. All’epoca, invece, era un fatto normale, ammesso e accettato; chi era infastidito dal fumo non poteva fare altro, ahimè, che respirarlo.
È alta la percentuale di fumatori tra chi dovrebbe curare e salvaguardare la salute degli altri. Tra questi troviamo medici, infermieri, farmacisti, naturopati, erboristi, dietisti e allenatori sportivi, solo per citarne alcuni. Non c'è dubbio che esiste una forte incongruenza. Accetteresti, ad esempio, che un poliziotto fosse nello stesso tempo un ladro? È come se in un derby di calcio un tifoso di una squadra fosse al contempo tifoso dell’altra o, in una causa davanti a un giudice, l’avvocato della difesa fosse lo stesso dell’accusa! Non lo riterresti logico, vero?
Paradossalmente, incontriamo fumatori anche fra le persone che hanno una particolare cura del proprio corpo o si dedicano ad attività ginniche o sportive. Alcune di questi, ad esempio, frequentano palestre sacrificando molto del loro tempo per ottenere un fisico più sano e poi, non appena finiscono di allenarsi, corrono a fumarsi la loro sigaretta! C’è chi pratica jogging regolarmente per tenersi in forma e intanto conserva il vizio di fumare!
Non esiste logica in tutto questo, a meno che non si esamini il fenomeno nella sua interezza, cosa che faremo nel corso di questo libro.
Il vizio di fumare è una compulsione, una forza irresistibile (almeno così credono in molti) che prende il controllo della volontà della persona e si manifesta come una dipendenza. Una cosa del tipo: “Io sono più forte di te e tu fai quello che ti dico”. Una vera schiavitù!
Molti fumatori sono pronti ad affermare: “Non ho il vizio, posso smettere quando voglio”. Eppure, di fronte alle continue dichiarazioni della comunità medico-scientifica sulla nocività e pericolosità del fumo, un’esigua percentuale di fumatori smette di consumare tabacco in maniera definitiva.
È degradante per una persona essere schiava delle sigarette e di un vizio che dà “piacere”, ma che toglie molta salute, come pure è sconcertante l’atteggiamento di chi, per far sembrare meno grave la situazione o la propria frustrazione, inventa in molti casi ogni tipo di teoria o giustificazione per spiegare e convincere che non è soggetto a nessuna dipendenza, che fuma per il piacere di fumare e che può smettere quando vuole, anche se i fatti mostrano una realtà completamente diversa.
Tutti i fumatori vivono una situazione d’incoerenza, di conflitto interiore, anche quando non lo affermano apertamente. Sanno benissimo che fumare fa male, ma trovano difficile smettere. Questo conflitto interiore, al di là delle apparenze, condiziona molto la personalità del fumatore, la sua vita, le sue relazioni e il suo morale. A riprova di tale affermazione, quando una persona rinuncia al fumo inizia a vivere meglio sotto tutti i punti di vista, con meno incoerenza, con più serenità e, soprattutto, senza quel circuito di pensieri che continuamente gli serpeggia in testa: "Il fumo mi piace, ma so che mi fa male; il fumo mi rilassa, ma so che mi danneggia...".
Il fumatore, inoltre, vive una situazione aggravata dall’ostracismo sociale: i non fumatori sono sempre in agguato e pronti a rinfacciargli che danneggia se stesso e la collettività e che fumare è da irresponsabili. Purtroppo per alcuni e fortunatamente per altri, si sta generando questo tipo d’idea e di coscienza nella società, e l’opinione generale che i non fumatori ed ex fumatori hanno verso chi fuma condiziona non poco la vita di questi ultimi. L’idea latente, ma inesorabilmente crescente, a differenza di quanto si pensava in passato, è che i fumatori sono persone un po' deboli, ammalate, incapaci di gestirsi ma gestiti dal vizio. Benché la personalità dei fumatori sia spesso tutt’altro che fragile, molti di loro sono però deboli di fronte alla capacità della sigaretta di indurli a continuare a fumare.
Tu sai che a essere un fumatore non hai nulla da guadagnare e sai che la tua vita e la tua personalità sicuramente non ne traggono vantaggi. Se pensi che fumare doni qualche tipo di beneficio, spero vivamente di convincerti con questo libro che non è così. Hai certamente la libertà di fare ciò che vuoi della tua vita, ma questo non t’impedisce di ascoltare e valutare idee diverse dalla tua. Se sei tra quelli che credono di trarre vantaggi dal fumare, io ho un’opinione diversa e la lettura di questo volumetto può essere per te uno stimolo per conoscere punti di vista differenti dai tuoi.
Diversamente da quel che accade oggi, in passato il fumatore veniva percepito come una persona decisa, forte ed emancipata. Spot, messaggi pubblicitari, film e personaggi più o meno famosi, lo rappresentavano come un essere dalla personalità vincente. I tempi, però, sono cambiati e lo stereotipo del fumatore non è più sinonimo di personalità forte ma, al contrario, è visto sempre di più come una persona quasi da compatire e certamente non più da emulare.
Domande veloci
Rispondi alle seguenti domande:
1. La personalità del fumatore trae qualche vantaggio dal fumare?
SI | NO
2. Chi cerca di avere una salute migliore, vive una situazione di incoerenza mantenendo il vizio di fumare?
SI | NO